Modulo educativo 2

Ecomusei e sostenibilità

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TM2: Ecomusei e sostenibilità

Contenuti

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Introduzione

Linee guida del modulo per l’utente

Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2030 (in seguito SDG) delle Nazioni Unite rappresentano lo sforzo più grande e più "globale" per effettuare un cambiamento capace di mettere l'umanità e la biosfera in cammino verso un futuro sostenibile. Disastri allarmanti, causati da cambiamenti ambientali rendono necessaria una riflessione su ciò che gli ecomusei fanno, o potrebbero fare, per raggiungere gli obiettivi di sviluppo e rispondere all'emergenza climatica. Il ruolo dei musei in questo campo è riconosciuto a livello internazionale in modo crescente. Gli ecomusei, definiti come: "progetti museali o patrimoniali guidati dalla comunità che sostiene lo sviluppo sostenibile" (Davis 2011; 85), sono in una posizione privilegiata tra le istituzioni culturali (Dal Santo et al., 2021). Gli ecomusei possono responsabilizzare, a livello locale, le persone, nell'uso sostenibile del loro patrimonio, e promuovere una cultura della sostenibilità (Duarte, 2012; OCSE e ICOM 2018; Marrone 2019; Riva, 2020; Dal Santo, 2021). A livello globale possono guidare il mondo verso un futuro sostenibile lavorando per sostenere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) (in inglese: Sustainable Development Goals, SDG) (Lanzingher & Garlandini 2019; McGhie 2019; Brown 2019) e sviluppare azioni per combattere i cambiamenti climatici (McGhie 2020).

Panoramica del modulo

Questo modulo formativo introduce i temi della sostenibilità come indirizzo per l’azione degli ecomusei e dei musei di comunità nell'affrontare la crisi odierna. Il modulo ti aiuta a comprendere la sostenibilità, integrarla la sostenibilità attraverso gli OSS in piani e progetti, monitorarne gli impatti e comunicarne i risultati.

Scopi e obiettivi del modulo

Questo modulo di formazione mira a migliorare le competenze necessarie per sviluppare progetti olistici di gestione partecipativa del patrimonio vivente in modo sostenibile, considerando i loro impatti economici, sociali, ambientali, locali e globali. Gli obiettivi formativi sono:

  • Comprendere il concetto di sostenibilità e gli OSS e come questi sono collegati ai musei e agli ecomusei.
  • Imparare a pianificare la sostenibilità fissando obiettivi misurabili e pensando agli impatti interni ed esterni che musei ed ecomusei potrebbero avere.
  • Dotare i musei e gli ecomusei degli strumenti per misurare gli impatti e rendicontare i risultati delle azioni sostenibili che stanno portando avanti.

Risultati di apprendimento del modulo

I risultati attesi di questo modulo sono:

  1. Imparare ad attuare modelli partecipativi di gestione del patrimonio vivente, per lo sviluppo locale legato alla sostenibilità globale.
  2. Sviluppare competenze gestionali per progetti olistici e co-creativi (co-learning, sussidiarietà, empowerment locale e networking globale).
  3. Essere in grado di utilizzare gli OSS come obiettivi trasversali nelle attività ecomuseali.
  4. Integrare gli OSS nelle politiche degli ecomusei.
  5. Comprendere il ruolo degli ecomusei nell’obiettivo “azione per il clima”, quale obiettivo trasversale degli OSS .
  6. Implementare strumenti di autovalutazione per monitorare i risultati e gli impatti interni ed esterni.

Conoscenza: Sarai in grado di comprendere la sostenibilità e gli OSS, apprendere esempi di buone pratiche sviluppate in altri ecomusei, e come esse possono far parte delle tue strategie.

Competenze: sarai in grado di sviluppare politiche e azioni specifiche relative agli OSS, di valutare e comunicare gli impatti culturali del tuo lavoro.

Competenze: aumenterai le tue competenze nella gestione del patrimonio culturale in modo partecipato e sostenibile con la finalità dello sviluppo locale.

Unità di apprendimento 1

Comprendere la sostenibilità e gli OSS. Tra Globale e Locale

Breve descrizione

Comprendere la sostenibilità: nuove competenze per il personale degli ecomusei per interpretare il concetto di sostenibilità, presentando le sfide delle poli-crisi di oggi (l’Antropocene, la cultura globale / locale vs. confini planetari), e le opportunità (diventare catalizzatori culturali per aiutare a immaginare futuri fiorenti e inclusivi per l’intero pianeta e per tutti i suoi abitanti). 

Comprendere gli OSS:

  • Comprendere gli OSS come uno strumento utile per guidare gli ecomusei verso impatti culturali significativi. 
  • OSS come obiettivi trasversali nelle attività ecomuseali, finalizzati a:
    1. chiarire la natura della sfida/opportunità, locale/globale.
    2. sviluppare l’approccio dell’ecomuseo per la visione e un piano di sostenibilità.

1. Le radici del discorso sulla sostenibilità.

Viviamo in un mondo difficile, in uno scenario distopico caratterizzato da disuguaglianza, crescita massiccia della popolazione, cambiamenti climatici e globalizzazione. Questi sono i risultati di anni di estrazione di risorse, e sfruttamento umano al servizio di un settore economico esigente. Il nostro tempo è caratterizzato da vecchi e nuovi effetti negativi. Sono 75 anni che viviamo in una nuova era geologica, nota come Antropocene: il significato di questa epoca deriva dal fatto che l’umanità è diventata il più grande singolo fattore di cambiamento dei sistemi planetari (Janes, 2009). L’uomo ha perso il contatto con la natura, utilizzando e sfruttando le risorse del pianeta, che sono limitate; dalla metà del 20° secolo in poi, l’umanità ha sistematicamente violato i “confini planetari” (Worts, 2022).

Identificare e quantificare i confini planetari che non devono essere trasgrediti potrebbe aiutare a prevenire che le attività umane causino cambiamenti ambientali inaccettabili. Questi confini definiscono lo spazio operativo sicuro per l’umanità rispetto al sistema Terra e sono associati ai sottosistemi o processi biofisici del pianeta. Se vuoi saperne di più sui confini planetari, visita questo sito.

Un esempio per capire come l’umanità ha trasgredito i confini planetari, è il concetto di impronta ecologica, che indica quanta area di terra e acqua biologicamente produttiva un individuo, una popolazione o un’attività richiede per produrre tutte le risorse che consuma e per assorbire i rifiuti che genera, utilizzando la tecnologia prevalente e le pratiche di gestione delle risorse. L’impronta ecologica di un luogo è solitamente misurata in ettari globali e deve essere confrontata con la biocapacità di quel luogo. Poiché l’impronta ecologica dell’umanità è di 2,7 ettari globali per persona (di cui il 60% è impronta di carbonio) e la biocapacità del pianeta è di 1,5, viviamo ben al di sopra dei limiti della Terra e stiamo usando il capitale naturale del pianeta che si esaurirà in un futuro molto prossimo, se non intraprendiamo una politica di sviluppo sostenibile.

Purtroppo, secondo recenti studi, il riscaldamento globale innescato dalle emissioni antropogeniche ci sta avvicinando sempre di più a punti di non ritorno che causano una destabilizzazione climatica globale irreversibile. Durante l’incontro per discutere della crisi climatica, nel luglio 2022, il segretario generale delle Nazioni Unite, Guterres, ha dichiarato ai governatoridi 40 Paesi: : “abbiamo una scelta. Azione collettiva o suicidio collettivo. È nelle nostre mani”.

Per ulteriori informazioni, visita  questo sito.

Il cambiamento climatico è solo uno dei tanti problemi che il mondo sta affrontando; la tutela dell’ambiente ha radici storiche molto profonde. 

La questione ambientale è iniziata negli anni ’60 e ’70 ed è stata incentrato sulle controversie di un modello di sviluppo incentrato principalmente sugli obiettivi di modernizzazione, progresso e crescita (Borrelli, Mela, Mura, 2023). In realtà, lo sviluppo economico si è basato solo su regole economiche incentrate sulla crescita, la modernizzazione e il progresso, e considera l’ambiente da una prospettiva “estrattiva”.

Mentre cresceva la preoccupazione per il futuro della Terra, i governi iniziarono a collaborare nella difesa del pianeta e dell’ambiente, e furono organizzate numerose conferenze per raggiungere tale obiettivo.

Nel 1987 il rapporto Brundtland      affrontava      la questione dello stretto legame tra sviluppo economico e qualità ambientale.  Lo sviluppo sostenibile è stato definito come: “la soddisfazione dei bisogni della generazione attuale senza compromettere la capacità di quelle future di rispondere ai loro”. Lo sviluppo economico deve quindi essere pianificato “a lungo termine”, nel rispetto dell’ambiente.

Uno degli effetti del Rapporto è stata la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992 (Vertice della Terra) che mirava a “sviluppare strategie per arrestare lo stato di degrado ambientale [e] confrontarsi per creare strategie politiche di equilibrio ambientale, sociale ed economico” (Zabbini, 2007 in Borrelli Mela, Mura 2023). Le definizioni di sviluppo sostenibile condividono un focus sui tre pilastri della sostenibilità: economica, sociale e ambientale. La sostenibilità è un equilibrio tra questi fattori. Un esempio molto suggestivo è quello dello sgabello di Young (1997): i tre pilastri sono le gambe dello sgabello e per rimanere in equilibrio devono avere tutti la stessa lunghezza. Tuttavia, la metafora dello sgabello è stata criticata perché l’ambiente dovrebbe essere il pavimento su cui poggia lo sgabello, in quanto è il più significativo per l’umanità.

Successivamente, il ragionamento si è indirizzato sull’analisi dei punti di contatto e di intersezione tra i tre pilastri che non sono più rappresentati come entità isolate (Gibson 2002, in Borrelli Mela Mura, 2023).

Pertanto, è aumentata la consapevolezza di dover affrontare le questioni ambientali a livello globale, attraverso l’attivazione e la cooperazione di partenariati. I principi sviluppati durante il vertice di Rio de Janeiro hanno gettato le basi per la riflessione degli anni successivi, in particolare:

  • La necessità di adottare una visione olistica basata sull’equilibrio dinamico tra le dimensioni economica, sociale e ambientale, attenta ai dettagli e all’insieme, in un’ottica di interazione tra le parti.
  • La logica del lungo periodo, con l’orizzonte temporale di pianificazione/valutazione.
  • Equità intra generazionale, con parità di accesso alle risorse, uno sguardo alla giustizia e delle pari opportunità tra le generazioni successive.
  • Efficienza nell’uso delle risorse.
  • Sostenibilità ecologica: conservazione dello stock di risorse e creazione di ricchezza senza danneggiare gli ecosistemi, rispettandone la capacità di carico.
  • Partecipazione, attraverso l’attivazione della cooperazione: lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo partecipativo (Borrelli, Mela, Mura, 2023).

Uno dei documenti emersi dalla conferenza è stato “Agenda 21”, un accordo programmatico-operativo finalizzato alla completa integrazione della tutela e dello sviluppo ambientale attraverso la cooperazione internazionale.

Dal 1992, l’esperienza sviluppata con il primo incontro di Rio si ripete ogni dieci anni, per rivedere e aggiornare proposte e direttive basate su nuove sfide e opportunità.

L’Agenda 21 ha guidato la governance dello sviluppo sostenibile fino al 2015, quando è stata sostituita dall’Agenda 2030.

Un mondo più sostenibile ed equo è sempre stata una priorità per le Nazioni Unite. Uno dei primi tentativi, dal 2000 al 2015, sono stati gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, che hanno introdotto un approccio favorevole al pubblico e ai portatori di interesse, costruito attorno agli obiettivi.  Invece di complessi processi di pianificazione, sono stati stabiliti una serie di otto obiettivi. 

Questo approccio basato sugli obiettivi è stato riconosciuto come un successo e di conseguenza incorporato nel programma successivo, l’Agenda 2030 con i suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS).

2. Agenda 2030 e OSS: un approccio basato sugli obiettivi

L’Agenda 2030 è “un piano d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità. Cerca anche di rafforzare la pace universale in una libertà più ampia” (McGhie, 2021 pag. 8).

L’Agenda 2030 è universale (per tuttii Paesi); dà priorità agli svantaggiati; è interconnessa (gli obiettivi devono essere raggiunti allo stesso tempo); è inclusiva (tutti possono svolgere un ruolo, come diritto); mira a creare partenariati per raggiungere gli obiettivi (McGhie, 2021 pagina 9).

L’Agenda 2030 fa riferimento alle 5P: persone, pianeta, prosperità, pace e partenariato. Le 5P prendono le tre dimensioni classiche della sostenibilità (sociale, ambientale ed economica) e le trasformano in obiettivi; inoltre, la pace e il partenariato sono altre due dimensioni aggiunte alla sostenibilità (McGhie, 2022, pag. 2).

L’Agenda 2030 si basa sui 17 obiettivi di sviluppo sostenibile: 

Per comprendere gli OSS, è necessario tenere a mente alcuni aspetti. Gli OSS sono il quadro dei risultati per l’Agenda 2030 stessa; in secondo luogo, gli OSS  non sono una lista di controllo, ma sono una lista di cose da fare che contribuiscono  a raggiungere un  cambiamento positivo; in terzo luogo, gli OSS  sono un insieme di obiettivi collegati che devono essere raggiunti insieme, e lavorando per raggiungere uno o più obiettivi, dobbiamo verificare che non stiamo ottenendo progressi in un settore e creando problemi altrove; quarto, per molti versi, gli OSS  non sono una nuova Agenda, ma l’ultimo tentativo di mettere il mondo sulla strada dello sviluppo sostenibile. In quinto luogo, l’Agenda non è  un programma di  nuovi accordi, ma  un meccanismo per realizzare meglio un’ampia gamma di accordi multilaterali esistenti. L’Agenda mira a raggiungere contemporaneamente più obiettivi. Sesto, sebbene l’Agenda e gli OSS siano definiti come un invito a tutti i settori a collaborare tramite una innovativa governance multilivello, essi sono troppo spesso considerati secondo l’antiquata logica di informazioni che fluiscono verso l’alto per la realizzazione del report nazionale “(McGhie, 2022 pag.2)

Gli OSS sono anche noti come obiettivi globali e sono un invito universale all’azione per porre fine alla povertà, proteggere il pianeta e garantire che entro il 2030 tutte le persone godano di pace e prosperità.

Le caratteristiche dei programmi di sviluppo sono:  

  • un’agenda basata sui diritti e un tentativo di promuovere una governance multilivello per sfide complesse. 
  • I valori universali e i diritti umani sono una direzione comune di tutti i Paesi e i settori. 
  • La collaborazione tra diversi settori aiuta a creare nuovi risultati di sviluppo sostenibile. 

In questo senso, è stato adottato un approccio più ampio e la collaborazione è stata uno dei pilastri dei programmi. Inoltre, questi obiettivi devono essere considerati nel loro insieme, e raggiungere uno di essi non significa che un altro obiettivo sarà trascurato.

OBIETTIVO 1: Povertà ZeroEspandere il sostegno ai poveri e affrontare le cause profonde della povertà, specialmente nei Paesi in via di sviluppo.
OBIETTIVO 2: Zero FameGarantire che tutti abbiano accesso a cibo sicuro e nutriente regolarmente, e con una dieta sana; che l'agricoltura sia resiliente e operi in armonia con la natura.
OBIETTIVO 3: Salute e benesseregarantire l'accesso universale ai servizi di salute sessuale e riproduttiva, prevenire le malattie infettive e affrontare i problemi di salute pubblica.
OBIETTIVO 4: Istruzione di qualitàun'istruzione di buona qualità per tutti che consenta loro di partecipare pienamente alla società.
OBIETTIVO 5: Parità di genereeliminare tutte le forme di discriminazione sessuale, violenza e pratiche dannose contro le donne e le ragazze in modo che possano partecipare pienamente alla vita pubblica, economica e politica, e difendere la salute e i diritti sessuali e riproduttivi.
OBIETTIVO 6: Acqua pulita e servizi igienico-sanitariAssicurare che tutti abbiano un approvvigionamento idrico affidabile e sicuro e servizi igienico-sanitari di buona qualità.
OBIETTIVO 7: Energia pulita e accessibileGarantire a tutti l'accesso all'elettricità, a tecnologie pulite e tecnologie per cucinare e aumentare l'uso di energia rinnovabile ovunque.
OBIETTIVO 8: Lavoro dignitoso e crescita economicaProteggere i diritti dei lavoratori e promuovere ambienti di lavoro sicuri e protetti per tutti i lavoratori, in particolare quelli precari. Sostenere lo sviluppo delle economie.
OBIETTIVO 9: Industria, innovazione e infrastruttureSviluppare infrastrutture di buona qualità, sostenibili e resilienti. Sviluppare l'innovazione e la ricerca che promuoveranno lo sviluppo sostenibile.
OBIETTIVO 10: Riduzione delle disuguaglianzeRidurre le disuguaglianze di reddito e opportunità tra e all'interno dei Paesi, legate al genere, all'età, alla disabilità, all'etnia o ad altre caratteristiche condivise.
OBIETTIVO 11: Città e comunità sostenibiliSviluppare città, paesi e comunità che siano utilizzabili come luoghi in cui le persone possano vivere e lavorare, in armonia con la natura, nel contesto di rapidi cambiamenti sociali e di un clima che cambia.
OBIETTIVO 12: Consumo e produzione responsabiliRaggiungere una vasta gamma di altri obiettivi, abbracciando la sfida di produrre e consumare meno, incoraggiare il riutilizzo e ridurre gli sprechi, ridurre l'inquinamento e utilizzare le risorse naturali in modo sostenibile.
OBIETTIVO 13: Azione per il climaIntraprendere azioni urgenti per combattere il cambiamento climatico e il suo impatto.
OBIETTIVO 14: Vita sott'acquaConservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine per lo sviluppo sostenibile.
OBIETTIVO 15: Vita sulla terraGestire in modo sostenibile gli habitat terrestri e le risorse naturali come le foreste, ripristinare i paesaggi danneggiati e fermare l’avanzata dei deserti. Salvaguardare la biodiversità e gli ecosistemi.
OBIETTIVO 16: Pace e giustizia e istituzioni solideGarantire che tutti abbiano accesso alla giustizia e alle informazioni. Istituzioni trasparenti e responsabili sono necessarie per raggiungere questo e altri obiettivi.
GOAL 17: Partenariati per raggiungere gli obiettiviI partenariati all'interno e tra comunità, settori e paesi sono essenziali per raggiungere gli OSS.
Figura 1: Agenda 2030 e i 17 OSS.

L’Agenda 2030 è in gran parte realizzata attraverso i 17 OSS , che sono sostenuti da  169 traguardi che, se raggiunti, contribuiranno a garantire un futuro sostenibile. I progressi verso questi obiettivi vengono monitorati da 232 indicatori unici.

I target sono una sorta di sotto obiettivi che sono il livello più pratico con cui lavorare. Gli indicatori sono utilizzati per monitorare le attività di ciascun paese. Gli obiettivi e gli indicatori sono un modo per misurare l’evoluzione della sostenibilità e gli impatti reali.  Gli OSS possono essere considerati come il “macro obiettivo”, mentre i target si riferiscono ai programmi per le attività, infatti, lo stesso OSS può avere più di un target. Ad esempio, nell’OSS  4 (Istruzione di qualità), uno degli obiettivi (4.7) è: “educazione allo sviluppo sostenibile e cittadinanza globale” (vedi figure 2 e 3). Ciò significa che è necessario organizzare azioni specifiche per raggiungere questo obiettivo, ad esempio 4.a): costruire strutture educative che siano sensibili alla disabilità e al genere.

Gli indicatori sono le misure di come stiamo facendo per raggiungere l’obiettivo, per monitorarne il cambiamento e il miglioramento. Nel dettaglio, molti degli indicatori ufficiali non sono particolarmente rilevanti per il lavoro in alcuni settori, compresi i musei e le istituzioni culturali. Gli obiettivi sono adatti all’uso pratico e i soggetti interessati e le organizzazioni possono impostare i propri indicatori per monitorarne i progressi.

Ecco una guida utile che puoi utilizzare per comprendere meglio l’obiettivo e gli indicatori degli OSS: unstats.un.org/sdgs/metadata

Figura 2 e 3: Obiettivo 4 (Istruzione di qualità). (2) Fonte: Mcghie 2021 e questo sito web. Sono sviluppati i sotto-obiettivi da raggiungere nell'ambito degli OSS, che sono obiettivi principali. Ciò rende più efficace la valutazione e il monitoraggio.

Il primo passo per raggiungere gli OSS è assumere un impegno specifico per contribuire a raggiungere il loro successo (Mcghie, 2021 pag. 14).

Anche se gli OSS devono essere considerati nel loro insieme, e vanno raggiunti con la collaborazione di tutti, a livello geopolitico, ci sono diversi contrasti che si manifestano nello squilibrio tra strategie di sostenibilità e interessi economici nazionali.  Questo ostacolo limita la cooperazione tra le diverse nazioni per trovare una soluzione comune a livello globale, che però dipende dalle scelte da applicare a livello locale, perché la conoscenza della realtà locale è fondamentale per rendere efficaci le pratiche.

  1. Pensa globale, agisci locale. Come le istituzioni culturali e gli ecomusei possono aiutare a raggiungere gli OSS

Un primo passo verso la transizione ecologica è riconoscere il ruolo delle persone come gli unici esseri in grado di compiere passi verso la sostenibilità. In questo senso, la cultura svolge un ruolo chiave nelle pratiche di sostenibilità e la sua valorizzazione può favorire dinamiche positive verso l’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile. L’evoluzione culturale si verifica quando la cooperazione promuove comportamenti e valori comuni. Attraverso le interazioni sociali, culture diverse si incontrano e si scontrano, modificando e favorendo la loro evoluzione; in questo senso, gli ecomusei, in cui le comunità svolgono un ruolo importante, possono essere considerati incubatori di evoluzione culturale, capaci di creare relazioni che migliorino lo stile di vita sostenibile (Sutter & Teather, 2017 pagina 53).

Il ruolo degli ecomusei come attori in grado di interpretare e soddisfare i bisogni globali a livello locale è già stato discusso da Borrelli e Davis (2012): “gli ecomusei  attuano processi dinamici che consentono alle comunità di identificare, preservare, interpretare e gestire le proprie risorse patrimoniali per lo sviluppo sostenibile “, ecomusei, e le comunità sono coinvolte nei processi decisionali con i vari stakeholder del territorio,  fungendo da portavoce delle esigenze territoriali. La forza degli ecomusei risiede nella loro natura dinamica, capace di adattarsi ai cambiamenti socio-culturali e di trovare soluzioni a livello locale. Gli ecomusei rafforzano il senso del luogo e il rapporto positivo tra cultura e natura sia a livello locale, attraverso processi partecipativi, sia a livello governativo, dove possono avere influenze positive nell’attuazione di una cultura di governance territoriale (idem).

L’attività di sviluppo sostenibile nei e con i musei e altre istituzioni culturali può essere considerata come la ricerca di migliorare progressivamente i modi che consentono alle persone di rivendicare i loro diritti umani attraverso le loro istituzioni, così come il diritto di partecipare      alla vita culturale e a manifestazioni pubbliche, il diritto all’istruzione, alla libertà di espressione e il diritto all’informazione, ,  il diritto allo sviluppo e altri diritti (McGhie 2022).

Domande di auto-riflessione

  1. Perché è importante l’approccio sugli obiettivi?

basato Risposta:        Poiché il problema è quello di utilizzare l’approccio basato sugli obiettivi per trovare verificabile e misurabile mezzo. forse a connect le strategie sviluppate localmente e globalmente per chiarire i modi di gestire, monitorare e valutare ogni progetto per raggiungere gli obiettivi definiti

  1. Elencare le tre dimensioni della sostenibilità. Quali di queste dimensioni sono integrate nel vostro museo?

Risposta: economica, sociale e ambientale.

  1. Quali sono le altre due dimensioni della sostenibilità introdotte dall’Agenda 2030?

R: Pace e partenariato.

  1. Quali sono gli SDGS? Perché è importante raggiungerli contemporaneamente?
  2. Fai un tour del tuo istituto e prova a pensare a quali elementi potresti migliorare per contribuire a uno degli SDG. Ad esempio, come viene riscaldata la tua sala riunioni (OBIETTIVO 13) Come vengono gestiti i beni materiali e immateriali, collabori con altre istituzioni (Obiettivo 17)?
  3. Progettare il tavolo della sostenibilità con 4 gambe: cultura, comunità, economia, ambiente. Organizza un incontro con la comunità e rifletti insieme su questi quattro aspetti. Se una delle gambe del tavolo è più corta dell’altra, la capacità di sostenere non è bilanciata. Pensa insieme a come migliorare in modo che la tua tabella di sostenibilità sia equilibrata. L’esercizio può essere ripetuto periodicamente.
  4. Disegna / stampa i 17 SDGs, e durante un incontro con i membri dell’ecomuseo, ognuno darà unesempio di azione / come intende questo obiettivo.
  5. Qual è l’approccio giusto alla sostenibilità?
  6. “Pensare globale e agire locale”. Rifletti su questa frase con il tuo gruppo.
Unità di apprendimento 2

Progettare la Sostenibilità: Definire le Priorità e Fissare gli Obiettivi

Breve descrizione

Questo modulo mira a fornire competenze per fissare obiettivi di sostenibilità fattibili e pianificare azioni per massimizzarne gli impatti culturali.

Imparerai nuove abilità:

  • Come gestire il patrimonio vivente in modo partecipativo e sostenibile per lo sviluppo locale.
  • Come creare politiche e azioni specifiche relative agli OSS.
  • Capacità manageriali per sviluppare progetti olistici e co-creativi: co-learning, sussidiarietà, empowerment locale e networking globale.

1. Design e pianificazione co-creativa attraverso il pensiero laterale e verticale, il co-apprendimento, la sussidiarietà, l’empowerment locale e il networking

Immagina se i musei potessero sviluppare pratiche per essere catalizzatori efficaci per il cambiamento e l’adattamento culturale in questo periodo dell’Antropocene (Worts, 2017). Attraverso il duro lavoro di progettazione e pianificazione co-creativa tutto questo è possibile e può produrre impatti significativi! Poiché gli ecomusei progettano non solo “per” ma anche “con” la comunità, è necessario sviluppare competenze e strategie per raggiungere questi obiettivi.

Uno dei limiti del nostro modo tradizionale di pensare (il cosiddetto pensiero verticale) deriva dal fatto che il cervello è un sistema automatico: ogni volta che trova un assunto logico e formalmente valido, si blocca in una sorta di vicolo cieco e sibasa unicamente sulla base di questo assunto. Immaginate cosa succede quando questi presupposti sbagliati sono considerati validi: 1. le risorse del pianeta sono illimitate, 2. non c’è interdipendenza tra sistemi e popoli, 3. L’unico modello economico valido è il capitalismo liberale basato sulla massimizzazione del profitto, 4. I musei riguardano le collezioni e non la società e l’uomo. 5.  L’uomo, responsabile dell’economia moderna, ha una calcolatrice in testa, ego invece del cuore, soldi in mano e vive in solitudine su un pianeta senza limiti.

Sfortunatamente, la scienza non sempre riesce a scardinare modelli e concetti errati come questi. I risultati di un recente sondaggio hanno mostrato che circa il 30% del campione di 12.000 europei non si fida e dubita della scienza. Prima di iniziare a progettare e pianificare il tuo ecomuseo dovresti considerare di utilizzare l’altra forma di pensiero di cui siamo capaci, cioè il pensiero laterale, quello che pensa per pensare, che rompe gli schemi, che utilizza lo spazio libero oltre i confini del “ragionevole” (De Bono, 1990).  Gli ecomusei possono utilizzare e proporre di utilizzare questo pensiero laterale poiché lo praticano già attraverso strumenti partecipativi e modelli di gestione come, ad esempio, la gestione condivisa dei beni comuni (Arena, 2006) e le partnership co-creative (Koster, 2020).

Figura 4. Differenza tra pensiero verticale e laterale.
Partnership co-creativa

La co-creatività è un processo che gli educatori comprendono bene: quando un insegnante promuove negli studenti la capacità di dare un senso (direzione e significato) che attinge dalle loro esperienze personali, visioni e persino frustrazioni. Quando c’è un legame di fiducia, la creatività dello studente si scatena: spesso si traduce in un nuovo apprendimento sia per l’insegnante che per lo studente, ecco perché è co-creativo. Se un museo collabora con un’organizzazione e se si stabilisce un legame di fiducia, la sinergia può produrre visioni, intuizioni e strumenti di generazione di idee destinati a sfidare gli attuali modelli di pensiero. Inoltre, gli impatti saranno significativi se i progetti e i programmi museali sono orientati al cambiamento all’interno della più ampia cultura vivente e non semplicemente all’interno degli edifici museali.

Molti musei, forse anche il tuo, hanno sviluppato una grande quantità di competenze in aree di interesse molto specifiche: storia, scienza, arte, ecc.  Attraverso partenariati co-creativi, i musei da un lato possono facilitare la conoscenza e la comprensione (cioè le competenze) a partire da una vasta gamma di esperienze; d’altra parte, essi possono facilitare l’intersezione di competenza (il cui obiettivo è controllare) e saggezza (che crea benessere). Attraverso tale integrazione, i musei possono aiutare le loro comunità a immaginare un futuro prospero e inclusivo.

Gestione condivisa dei beni comuni

Probabilmente il vostro museo sta sviluppando processi di partecipazione per progettare “con” la comunità. Per ottenere cambiamenti e impatti culturali significativi, prendete in considerazione la realizzazione di progetti ai più alti livelli della scala della partecipazione, sino al sostegno di progetti comunitari (empowerment) per la gestione condivisa dei beni comuni. La situazione attuale, che a causa della poli-crisi vede la drastica riduzione dei beni privati, richiede il riconoscimento e la valorizzazione dei beni comuni. Tuttavia, da un lato, la comunità spesso non riconosce questi beni come patrimonio comunitario: gli ecomusei sono molto attivi nel risolvere questo problema. D’altra parte, il modello di governance obsoleto, basato sulla logica della gestione bipolare amministratore-amministrato, non consente alla comunità stessa di attivare le proprie risorse per esprimere idee e attuare azioni per la soluzione dei problemi; questi problemi, spesso, a causa della loro complessità, non possono essere risolti solo dalle istituzioni come i musei: per risolverli c’è bisogno anche dei cittadini (Arena, 2006). Cercare di superare questo modello di governance obsoleto è complicato, ma è possibile. Ad esempio, attuando il principio di sussidiarietà che è alla base delle norme europee, è possibile promuovere la gestione condivisa dei beni comuni.

Buone pratiche: patti di collaborazione a Parabiago (MI)

Per l’Ecomuseo di Parabiago (MI), i processi co-creativi e partecipativi sono importanti almeno quanto i risultati e gli esiti delle azioni pianificate. In effetti, l’interazione degli attori locali è essenziale per creare un senso del luogo e della comunità, massimizzando al contempo gli impatti. L’obiettivo non è solo la realizzazione di attività partecipative, ma anche quello di innescare accordi di cooperazione con i cittadini, per la cura, la gestione e la rigenerazione del patrimonio culturale e del paesaggio. In questo modo, l’ecomuseo diventa un facilitatore che consente alle persone di applicare le loro energie creative e fisiche, condividendo le risorse all’interno della comunità stessa – tutto per l’interesse generale e per curare, produrre e sviluppare i beni comuni. Gli accordi conclusi nel corso degli anni sono stati formali e informali.

Per regolamentare e promuovere l’amministrazione condivisa, nel 2016 il Comune di Parabiago (che gestisce l’ecomuseo) ha approvato il Regolamento per la partecipazione attiva della comunità, per promuovere i processi di resilienza per la cura, la rigenerazione degli spazi urbani, la coesione sociale e la sicurezza”.

I cittadini attivi presentano “idee” che sono prima esaminate dallo staff dell’Ecomuseo.

L’ecomuseo:

  1. valuta l’interesse generale dell’idea e il coordinamento con altri progetti attivati.
  2. identifica le tendenze rilevanti che devono essere supportate o reindirizzate.
  3. identifica le parti interessate e il patrimonio vivente che devono essere coinvolti nel progetto.
  4. definisce il modo in cui i progetti potrebbero essere realizzati, i modi per facilitare, responsabilizzare e formare i cittadini attivi;
  5. identifica e definisce il programma di monitoraggio degli impatti desiderati nella comunità, (identificando quali tipi di cambiamento sono ricercati).
Figura 6: Fonte: Ecomuseo di Parabiago

Quando l’idea diventa realizzabile, la Giunta comunale la approva e l’ecomuseo e i cittadini firmano l’accordo e iniziano a lavorare insieme in piena autonomia. Ad oggi l’ecomuseo di Parabiago ha favorito 39 progetti e alcuni di essi sono stati rinnovati. Per questi il diagramma di flusso riportato in fig.6   dovrebbe essere meglio ridefinito in modo circolare. In effetti, il monitoraggio dell’accordo concluso fornisce un riscontro per progettare meglio il nuovo. Se il vostro museo vuole diventare un catalizzatore per l’adattamento culturale, dovrà acquisire molta familiarità con questi processi per trovare nuovi modi per garantire che il benessere dell’intero pianeta e di tutti i suoi abitanti rimanga la visione globale dell’umanità.

2. In che modo gli ecomusei possono aiutare a raggiungere gli OSS e i loro obiettivi?

Gli OSS forniscono uno strumento utile per guidare gli ecomusei verso impatti culturali significativi. Suggeriamo di implementare sette azioni o attività chiave che sono allineate con gli OSS (vedi McGhie, 2021 da pagina 13):

  1. Proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale, sia all’interno dei musei che più in generale.
  2. Sostenere l’educazione allo sviluppo sostenibile.
  3. Promuovere la partecipazione culturale per tutti.
  4. Sostenere il turismo sostenibile/responsabile.
  5. Sostenere la ricerca per lo sviluppo sostenibile, ad esempio sostenendo l’attività di ricerca e condividendone i risultati.
  6. Orientare le attività e le operazioni quotidiane verso lo sviluppo sostenibile, ad esempio attraverso approcci e decisioni in materia di gestione, assunzione, uso delle risorse, gestione dei rifiuti e gestione.
  7. Creare partenariati e collaborazioni orientati allo sviluppo sostenibile.

Puoi sempre chiederti: “come posso sviluppare un obiettivo per supportare meglio una particolare attività chiave”?  o “come posso supportare meglio più OSS attraverso questa attività chiave?”.

Puoi trovare risposte utili nel capitolo “Connecting the 21 Principles of Ecomuseums, the Sustainable Development Goals and Climate Action” (McGhie, 2022) nel libro “Climate change discourses and practices from ecomuseums” (link) che illustra come gli ecomusei possono contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo.

3. Integrazione degli OSS

È possibile integrare gli OSS nei piani e nei progetti dell’ecomuseo, seguendo diversi metodi. Eccone alcuni:

  1. integrazione attraverso gli OSS. Implementare un piano d’azione per integrare uno o più OSS basato sulle 7 azioni di cui sopra. Se scegli questo approccio, considera anche gli impatti positivi e negativi sugli altri OSS.
  2. Integrazione attraverso iniziative esterne. Collegati a iniziative esterne, sviluppate a livello internazionale (giorni internazionali, anni o decenni) e attua un piano d’azione basato sulle 7 azioni sopra riportate.
  3. Integrazione per progetto. Utilizzare un progetto esistente o pianificato: comprenderne il potenziale di sviluppo sostenibile, i benefici e i costi e fare un piano per massimizzare i benefici e ridurre ed eliminare gli impatti negativi, utilizzando le sette attività chiave come guida per la programmazione, la realizzazione e la comunicazione.
  4. Integrazione attraverso il partenariato: lavorare con altre istituzioni culturali o altri attori impegnati nello stesso OSS o in una serie di OSS, adattati alle circostanze locali.  Come per il collegamento con iniziative esterne, il partenariato crea risultati maggiori perché mette in comune risorse e risultati che non possono essere creati da soli.
  5. Sviluppa politiche, pianifica e assegna risorse per attività di sviluppo sostenibile, elimina pratiche e politiche non necessarie che hanno impatti negativi.
  6. Integrazione attraverso il lavoro, la formazione e le pratiche di occupazione.  Rendere lo sviluppo sostenibile il lavoro di tutti, garantire che tutti abbiano un ruolo e una responsabilità chiari sugli impatti positivi e negativi sugli OSS.  Includi lo sviluppo sostenibile nei tuoi processi di formazione e reclutamento del volontario e del personale.
  7. Integrazione attraverso il monitoraggio, la valutazione, la rendicontazione e la comunicazione: allinea le attività dell’ecomuseo con gli OSS.  Comunica le attività in modo aperto e trasparente in termini di OSS, evidenziando sia gli sviluppi positivi che gli impatti negativi da affrontare.
  8. Integrazione attraverso l’esperienza, la familiarità e l’uso quotidiano: cerca di integrare gli OS e lo sviluppo sostenibile rendendo ciò una pratica quotidiana; gli OSS e lo sviluppo sostenibile diventano parte del modo di lavorare e interagire delle persone e, laddove siano correttamente compresi, nel contesto della visione dell’Agenda 2030.

Buone pratiche: Economia circolare a Parabiago (MI)

Il progetto di economia circolare a Parabiago è un esempio di integrazione degli OSS attraverso partnership.

L’agricoltura non è la principale attività economica di Parabiago (MI), ma i terreni agricoli sono una caratteristica molto importante del suo paesaggio e un legame vitale tra uomo e natura. L’Ecomuseo di Parabiago ha esplorato il potenziale di abbracciare l’“economia circolare”.  In questo approccio ci sono tre principi fondamentali: eliminare gli sprechi e l’inquinamento; garantire che materiali e prodotti possano essere riutilizzati; garantire che in questo processo la natura sia rigenerata. La circolarità, senza dubbio, deve essere la caratteristica di un futuro sostenibile. Nel 2015, l’Ecomuseo ha proposto un progetto alla comunità locale, per l’EXPO di Milano “Nutrire il pianeta, energia per la vita!”. Questo progetto si è concentrato sulla produzione di pane, utilizzando una catena di approvvigionamento interamente locale, compresi i cereali locali, la lavorazione locale e i mercati locali – con una rigorosa attenzione agli sprechi lungo la catena produttiva. C’erano molti partner locali coinvolti, tra cui agricoltori, panettieri, dettaglianti e consumatori. (Dal Santo, 2020).

In un’economia circolare, il ciclo di vita dei materiali e dei prodotti viene esteso. Circolarità significa che i rifiuti sono sempre trattati come un nuovo input che ha valore e vengono continuamente riciclati. Essenzialmente questo è il processo fondamentale dei sistemi biologici della Terra. Abbracciare la circolarità richiede un cambiamento nel tradizionale approccio prendi-fai-butta che è diventato una parte prevalente della moderna società dei consumi. L’Ecomuseo di Parabiago ha lavorato con i suoi partner per sviluppare esempi di approcci circolari all’interno della sua economia locale (Fig. 7).  L’obiettivo è che gli input materiali (materiali nuovi e riciclati) siano trattati in modo efficiente per creare beni che soddisfino le esigenze delle persone, mentre i prodotti di scarto diventano nuovi input nei processi in corso. Il risultato è che i materiali naturali e artificiali continuano a circolare nell’economia senza generare grandi quantità di rifiuti. Parabiago è avanzata nella gestione dei rifiuti e dell’acqua, nell’artigianato e nel commercio, ma molto meno nell’energia e nella produzione alimentare. Per questo motivo, l’ecomuseo ha valutato che i maggiori guadagni potrebbero essere ottenuti nella rigenerazione del paesaggio.

L’Ecomuseo di Parabiago aiuta gli agricoltori ad attingere alle conoscenze sul patrimonio locale, in particolare la conoscenza del paesaggio culturale, per adattare le pratiche agricole in modo che soddisfino meglio le esigenze in evoluzione del presente e del futuro.  È fondamentale che le parti interessate locali si sentano autorizzate a lavorare in equilibrio con la natura. Tuttavia, le interazioni tra la comunità di Parabiago con altre parti d’Italia e del mondo rimangono in gran parte legata ai metodi del nostro insostenibile mercato globale delle merci. Idealmente, le persone in una regione possono soddisfare le loro esigenze attraverso la loro dipendenza dalle risorse naturali locali e sistemi, riducendo drasticamente la dipendenza da beni che provengono da terre lontane. L’Ecomuseo ha istituito un
dialogo con gli agricoltori locali, rivenditori e cittadini per sperimentare un approccio più sostenibile alla produzione alimentare, progettato per soddisfare la domanda locale.

Abbracciando i principi di un’economia circolare, l’ecomuseo afferma che è possibile eliminare significativamente le emissioni di carbonio e altre forme di rifiuti dalla crescita economica. Tuttavia, l’obiettivo della sostenibilità sarà compromesso se le economie di mercato si affideranno a catene di approvvigionamento lunghe e complicate per i loro prodotti.  Questo approccio tradizionale ai beni globali dipende interamente da trasporti relativamente economici e inquinanti ed è guidato dalla domanda aziendale e sociale di massimizzare il PIL, anche a costo di erodere i sistemi naturali della Terra. Con la realtà di un sistema economico globalizzato che esternalizza enormi costi reali di cui non vuole essere responsabile, ci vorrà un grande coraggio per le comunità per vivere localmente. Quanto gli ecomusei e i musei tradizionali diventeranno catalizzatori per localizzare le economie e promuovere i principi di circolarità, tanto più velocemente l’umanità potrà tirare un sospiro di sollievo.

Unità di apprendimento 3

Monitoraggio degli Impatti, Rendicontazione di Sostenibilità

Breve descrizione

L’obiettivo di questo modulo è quello di fornire agli ecomusei strumenti per monitorare i loro impatti sulla sostenibilità.

Per raggiungere tale obiettivo, sarà importante dibattito:

  • strumenti per monitorare gli esiti degli ecomusei e in particolare gli impatti all’interno e all’esterno dell’istituzione culturale.
  • Come scrivere un bilancio di sostenibilità condiviso per diffondere azioni di sostenibilità.

1. Rendicontazione di sostenibilità

Monitoraggio, valutazione, rendicontazione e comunicazione dei risultati e degli impatti dei progetti sono azioni molto importanti per un ecomuseo.

Secondo il Global Reporting Initiative (GRI), 2011), la rendicontazione della sostenibilità significa: “La pratica di misurare, divulgare ed essere responsabili nei confronti degli stakeholder interni ed esterni per le prestazioni organizzative verso l’obiettivo dello sviluppo sostenibile … Un rapporto sulla sostenibilità dovrebbe fornire una rappresentazione equilibrata e ragionevole delle prestazioni di sostenibilità di un’organizzazione che rendiconta, compresi i contributi sia positivi che negativi”.

Il report sulla sostenibilità, sotto forma di rendicontazione sulla responsabilità sociale delle imprese, esiste da decenni, principalmente nel settore commerciale, ma qualsiasi tipo di organizzazione può valutare la propria attività e ci sono buone ragioni per farlo. Gli ecomusei possono adottare i principi di rendicontazione, per divulgare i propri impegni sulla sostenibilità e i risultati ottenuti. È possibile redigere una apposita relazione o integrare i propri principi nei documenti che l’ecomuseo elabora (programmi e relazioni pluriennali). Questo contribuisce a promuovere la fiducia del pubblico e a costruire la fiducia delle parti interessate; inoltre, aiuta anche a guidare l’azione e costruire la collaborazione tra il personale e tra gli ecomusei e altri partner.

La più grande iniziativa di rendicontazione sulla sostenibilità è gestita dal Global Reporting Initiative (GRI). Esistono diverse risorse eccellenti per aiutare le aziende a integrare gli OSS nel report per la sostenibilità.  Queste possono essere applicate a tutti i tipi di organizzazioni, compresi gli ecomusei.  Scrivere un rapporto conforme a GRI comporta un investimento significativo di tempo e risorse, ma secondo McGhie (2021) i principi possono essere facilmente utilizzati da chiunque voglia aumentare la propria trasparenza ed esserne ritenuto promotore, presentando apertamente e onestamente il proprio contributo allo sviluppo sostenibile. Il GRI utilizza i seguenti principi, che possono essere implementati dall’Ecomuseo nel rendicontare le proprie azioni per contribuire al raggiungimento dello sviluppo sostenibile, indipendentemente dal fatto che si riferiscano o meno al GRI:

  1. Rilevanza: i. e., rendicontare ciò che conta, detta anche ‘priorità di principio’, rendicontare gli impatti più salienti della sostenibilità, sia positivi che negativi.
  2. Inclusività delle parti interessate: le parti interessate sono chiaramente identificate e le loro opinioni su ciò per cui un’organizzazione dovrebbe lavorare sono necessarie, per soddisfare le esigenze e le aspirazioni degli stakeholder e nello standard di servizio fornito.
  3. Contesto di sostenibilità: il rapporto dovrebbe presentare l’attività delle organizzazioni nel contesto più ampio della sostenibilità.
  4. Completezza: la relazione dovrebbe includere contenuti che riflettano adeguatamente gli impatti positivi e negativi di un’organizzazione in tutte le dimensioni sociali, ambientali ed economiche, in modo che le parti interessate possano comprendere adeguatamente le attività circa la sostenibilità dell’organizzazione.

Secondo McGhie (2021) un report sulla sostenibilità, conforme ai principi del GRI, includerà quanto segue:

Prefazione:Dichiarazione sottoscritta dal membro più anziano del personale o dal Consiglio di Amministrazione
Profilo organizzativo e governance:Breve descrizione dell'organizzazione, compresa la sua mission e la struttura di governance
Strategia e analisi:Una sintesi strategica che delinea come il GLAM si rapporta alle sfide dello sviluppo sostenibile e come sono inseriti nella sua visione, il piano strategico, i piani operativi e il sistema di report
Report sui parametri:Ambito, limiti (parametri di segnalazione, ad esempio, settore, ubicazione, ora, periodo) e metodologia di report
Ambiente, Società, Economia Argomento centrale. Ciò consentirà di individuare gli obiettivi, i traguardi e gli indicatori pertinenti e illustra i progressi compiuti nel conseguirli. Dovrebbero essere segnalati sia i contributi positivi che quelli negativi a ciascun aspetto della sostenibilità.
ConclusioniUna sintesi dei principali risultati della relazione. Questo permette di discutere su ciò che è stato realizzato e ciò che non è stato realizzato e stabilirne le priorità per le attività future.

Risorse online: per sviluppare il report sulla sostenibilità è possibile utilizzare risorse disponibili online come:

  • Report sulle attività circa gli obiettivi OSS: Analisi degli obiettivi e dei traguardi (GRI e UNGC, 2017) (link).   Questo strumento collega i requisiti di rendicontazione della sostenibilità agli OSS e suggerisce le attività da intraprendere.
  • Integrazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile nel report aziendale: Guida pratica (GRI e UNGC, 2018) (link) Questo report è rivolto principalmente alle organizzazioni che stanno già compilando il report di sostenibilità.
  • Approcci e metodologie per la rendicontazione della società civile sugli OSS e l’Agenda 2030: Report sulle linee guida della rete TAP ( Rete TAP 2021) (link)
  • Bussola SDG (link)
  • Strumento di valutazione d’impatto (link)

2. Monitoraggio degli impatti (valutazione interna ed esterna, strumenti di autovalutazione)

La valutazione in alcune regioni europee è condizione legale per l’attribuzione e il mantenimento del marchio “ecomuseo” È anche e forse soprattutto un modo per migliorare costantemente la qualità dei metodi e confermare la realtà di utilità sociale di ogni ecomuseo.

Valutazione esterna. Molte regioni italiane hanno approvato leggi sugli ecomusei, ma poche di loro stanno valutando le prestazioni degli ecomusei monitorandone gli impatti. La Regione Lombardia, ad esempio, ha valutato gli ecomusei sia con un questionario (link) che attraverso visite in loco. La Rete degli ecomusei lombardi ha realizzato  il Vademecum  per gli ecomusei  2.0 per spiegare e approfondire i nuovi requisiti minimi per il riconoscimento degli ecomusei in Lombardia (link).

Autovalutazione (interna). Se fai parte di un ecomuseo che non ha la possibilità di essere valutato esternamente o vuoi valutare più frequentemente le attività dell’ecomuseo, dovresti attivare l’autovalutazione interna. Qualsiasi autovalutazione deve essere decisa, progettata e realizzata dalle persone che ne prendono l’iniziativa, e questo per quanto possibile in modo collettivo e contraddittorio, al fine di prendere decisioni consensuali.

Nel 2015 De Varine ha proposto un lavoro collettivo di autovalutazione che dovrebbe portare a un miglioramento consensuale di obiettivi, metodi e programmi. Non si tratta di produrre risultati quantitativi o statistiche apparentemente “oggettive “. È anche, in un certo senso, un percorso di autoformazione per le persone più coinvolte nella vita dell’ecomuseo e che spesso non hanno conseguito una specifica qualifica professionale.

La tabella di autovalutazione proposto da De Varine chiede agli ecomusei di rispondere a tre domande che vi invitiamo a porre separatamente:

Valutazione della struttura stessa: un ecomuseo non è un’istituzione ordinaria, i suoi parametri possono, e spesso devono, evolvere: il territorio, la demografia, il concetto stesso di patrimonio, i mezzi umani e materiali, il passaggio delle generazioni, gli obiettivi principali e secondari, espliciti e impliciti, le modalità di partecipazione, talvolta anche lo status giuridico, tutti elementi che è opportuno riformulare e mettere in discussione periodicamente, al fine di garantire la sostenibilità dell’ecomuseo.

Valutazione dell’impatto sulla comunità, ciò consentirà di misurare l’utilità sociale dell’ecomuseo: la gestione del patrimonio non è l’unica funzione dell’ecomuseo, e non è solo l’effetto prodotto sul patrimonio che deve essere esaminato e misurato, ma l’impatto su tutte le dimensioni dello sviluppo locale in modo dinamico, cioè accompagnando i cambiamenti endogeni ed esogeni che interessano il territorio e la comunità.

Valutazione del processo ecomuseale e dei metodi utilizzati, per migliorare costantemente l’efficacia dell’azione nelle sue varie forme: metodi di partecipazione.

La tabella di valutazione è disponibile in questo sito.

La valutazione interna può essere sviluppata anche attraverso le sette attività chiave proposte da McGhie (riportate nell’Unità 2, Punto 2 di questo modulo).  Possono aiutarti a identificare i tuoi principali contributi allo sviluppo sostenibile, sia positivi che negativi (McGhie, 2021).

3. Modello di impatto interno/esterno

Poiché un ecomuseo assume il ruolo di “catalizzatore culturale”, i suoi processi di progettazione si devono basare sulle esigenze del presente e del futuro, pur essendo informati e guidati da intuizioni del passato. Una delle opportunità più importanti per i musei oggi è quella di espandere la propria attenzione dal generare prodotti culturali ad uso del pubblico (ad esempio, mostre, programmi, pubblicazioni, ecc.), alla facilitazione dell’impegno pubblico e alla co-creazione che danno risultati e impatti significativi su individui, gruppi, comunità, organizzazioni e altro ancora. Se sei pronto per questo cambiamento radicale nella visione e nella pratica dei musei, ti suggeriamo di valutare gli impatti dell’ecomuseo attraverso il modello “Inside-Outside Impacts” di Douglas Worts (Fig.8). Ci sono due componenti fondamentali per il modello. Il primo è la dimensione “dentro”, che si concentra sulla manifestazione fisica del museo e dei suoi contenuti, nonché sulla governance, le competenze, le conoscenze, la saggezza, i processi e la passione che sono posseduti dal suo personale (sia retribuito che volontario). La seconda dimensione del modello è il “Fuori”, che coinvolge tutte le parti componenti della nostra cultura vivente: persone, comunità, luoghi, processi, valori, obiettivi, comportamenti, sistemi, tendenze e altro ancora. La cultura, in tutte le sue forme e manifestazioni, vive nell’intera dimensione “esterna”. Il capitolo di D Worts e R. Dal Santo nel libro “Ecomuseums and climate action” (link) illustra il modello in dettaglio.

Figura 8: Il modello di impatto interno-esterno di Douglas Worts.

Buone pratiche: Il capitolo di R. Dal Santo e D. Worts nel libro “Ecomuseums and climate action” (link) illustra l’applicazione del modello di impatto Interno Esterno nel caso studiato dell’Ecomuseo di Parabiago. Questo ecomuseo ha utilizzato il modello per guidare il proprio lavoro verso impatti co-creativi basati sulla sostenibilità. L’Ecomuseo Parabiago ha sviluppato una serie di strategie per coinvolgere molte parti interessate della comunità in discussioni sui bisogni in evoluzione della comunità e sul modo migliore per soddisfarle. Adottando un approccio olistico, l’ecomuseo opera indirettamente sulle malattie del paesaggio fisico (ad esempio, perdita di biodiversità, inquinamento delle acque e sviluppo inappropriato), attraverso interventi diretti sulle malattie del paesaggio culturale “invisibile” (ad esempio, mancanza di consapevolezza di come il comportamento umano stia degradando i sistemi naturali, mancanza di senso del luogo).

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60 minuti per domande di auto-riflessione
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Bibliografia

Riferimenti bibliografici

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Siti web ed esempi pratici

Autori

Lisa Pigozzi, Nunzia Borrelli, Raul dal Santo, Silvia Dossena, Lucia Vignati

Coordinatori Scientifici