Ecomuseo Casilino Ad Duas Lauros

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Ecomuseo Casilino Ad Duas Lauros

Contenuti del caso di studio

1. Dati Ecomuseo

Nome Ecomuseo

Ecomuseo Casilino Ad Duas Lauros

Data di creazione

2012

Indirizzo

Via Casilina 634 00177 Roma, Lazio

Telefono

+39 347 077 7788

1.1. Descrizione dell'Ecomuseo

L’Ecomuseo Casilino Ad Duad Lauros nasce da un conflitto al centro del quartiere Casilino ex SDO (Roma) traccia della memoria agro-medievale, e di un’area archeologica situata nel cuore dell’ecomuseo. Nel 2012, il comune voleva realizzare una riqualificazione edilizia della zona, ed è stato costituito un consorzio di una otto associazioni consortili per contrastarne la minaccia. In seguito, il professor Padiglione e la professoressa Broccolini, che sono antropologi e abitanti, hanno proposto la creazione di un ecomuseo, e sono quindi iniziati cinque anni di ricerca per sviluppare l’approccio metodologico a doppio binario. La ricerca individua elementi del patrimonio e li sottopone alla popolazione, che li valorizza; oppure avviene il contrario: gli abitanti individuano beni che vengono poi analizzati dal comitato scientifico, che li prsesenta alla comunità locale per verificare che siano condivisibili da tutti gli abitanti.

L’ecomuseo è una pratica patrimoniale, ed è stato riconosciuto dal Municipio V di Roma come una delle priorità programmatiche, approvato all’unanimità con delibera del Consiglio Comunale del 25 luglio 2013, confermato nel 2015 e infine riconosciuto dalla Regione Lazio nel 2019 con l’abilitazione di Ecomuseo di interesse regionale. Il progetto aveva già ricevuto il riconoscimento del MIBAC – Soprintendenza Archeologica di Roma (nota 13.1.2012 Prot. 1012) e della Soprintendenza Comunale (nota 29.12.2011 Prot. CF83009) che hanno dato la loro disponibilità a partecipare a discussioni tecniche per la concreta realizzazione. Attualmente sono in corso le trattative per la costruzione di nuovi protocolli d’intesa con i soggetti sopra descritti per la valorizzazione del patrimonio archeologico, mentre è operativo il protocollo con l’Istituto Centrale per i Beni Immateriali, per la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale. Pertanto, l’Associazione per l’Ecomuseo è stata riconosciuta come ente di gestione, ed è un’organizzazione di volontariato che persegue l’obiettivo di tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio ambientale, paesaggistico e culturale del distretto archeologico di Ad Duas Lauros, e del limitrofo, con la costituzione dell’Ecomuseo Urbano.

La proposta di creazione di un Ecomuseo urbano è quindi generalmente finalizzata a individuare, interpretare, ricollegare il complesso delle risorse culturali materiali e immateriali presenti nell’area di interesse, comprese le produzioni culturali immateriali delle comunità residenti di origine straniera che contribuiscono quotidianamente alla realizzazione del complesso dei beni culturali del territorio.

L’ecomuseo intende rivalutare le aree agricole, naturali e archeologiche a fronte del progressivo incremento dell’edilizia, fornendo alternative proattive al consumo del suolo anche attraverso il recupero delle tracce del patrimonio storico-architettonico-archeologico, e il riallacciamento dei collegamenti esistenti tra le città e campagna. Ciò contribuirà a riscoprire la campagna romana nel rione Casilino, nascosta e circondata da una città che è cresciuta a dismisura nel tempo.
Il progetto riscopre le connessioni tra i sistemi del verde, dell’archeologia e dell’abitare delineando la visione di una “città nuova”, strutturata sulla rete degli spazi naturali. In quest’ottica, le iniziative si ispirano ai principi della sostenibilità ambientale: viene negata ogni forma di consumo del territorio finalizzata alla costruzione ex novo, concentrando l’attenzione sul recupero dell’esistente ed in particolare dei casali storici e delle ville ottocentesche. L’Ecomuseo è il primo passo per il recupero dell’Agro Romano accompagnato da un processo di sviluppo sostenibile delle agroeconomie locali, in alternativa all’avanzata disordinata dell’urbanizzazione che interessa il territorio agricolo.

L’Ecomuseo si propone di migliorare la qualità della vita delle comunità locali attraverso azioni ad alto tasso di sostenibilità:

  • realizzare un’infrastruttura verde in grado di migliorare la qualità ambientale del territorio;
  • creare una rete di produzione agricola orientata all’uso consapevole delle risorse;
  • realizzare un progetto di valorizzazione culturale, creando di fatto un nuovo settore economico-produttivo.

1.2. Addetti dell'Ecomuse

Nome del responsabile

Claudio Gnessi

Posizione
Presidente con delega alla tesoreria
Contatto
ecomuseocasilino@gmail.com
Numero di membri del team dell'ecomuseo
  • Membri dell’associazione: 11 
  • Membri del management: 5 
  • Comitato scientifico: 6
  • Working groups: 3

Qualificazione/formazione dei membri del team

L’organizzazione dell’ecomuseo si compone da tre diversi livelli: la direzione, il comitato scientifico e l’assemblea. La gestione è suddivisa in sei diverse aree di competenza – l’area storica e artistica, l’urbanistica, la spiritualità, l’archeologia -. Ogni dirigente ha la sua autonomia operativa, con un obiettivo, un budget e un risultato.

Il comitato scientifico sarà integrato con il team di gestione, poiché hanno già alcuni membri comuni. L’assemblea ad iscrizione gratuita, all’inzio era composta da 12 persone, mentre oggi sono 36, ed è formata da persone del territorio e associazioni.
Il Comitato Scientifico è formato da:

  • Claudio Gnessi, che è il direttore responsabile e coordinatore della ricerca sull’arte contemporanea. È un lead interaction designer ed un esperto di comunicazione e co-design, con competenze come cultural manager e innovatore sociale.
  • Stefania Ficacci, coordinatrice della ricerca sulla storia contemporanea e dell’area tecnico-scientifica. È ricercatrice di storia della città e del territorio. Ha competenze nello sviluppo delle aree periferiche, con particolare attenzione all’identità territoriale, alla salvaguardia e alla trasmissione della memoria storica. Ha fondato l’Associazione Italiana di Storia Orale.
  • Romina Peritore, coordinatrice della ricerca urbanistica e paesaggistica. È architetto, urban manager e dottore di ricerca in Politiche territoriali e progetti locali. Ha competenze di ricerca in: politiche e trasformazioni urbane europee, spazio urbano dell’immigrazione, sviluppo locale, istruzione e governance amministrativa, pianificazione strategica. È co-fondatrice dell’associazione Testaccio in Piazza, Ecomuseo Casilino Ad duas lauros, e membro dell’Associazione Partecipativa Sostenibile.
  • Alessandra Broccolini, coordinatrice della ricerca antropologica e comunitaria. È antropologa e ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche dell’Università La Sapienza. Svolge attività di antropologa dei beni culturali, delle periferie urbane e delle politiche identitarie di ecomusei e beni comuni demografico-etno-antropologici; in particolare si occupa di beni culturali immateriali e di politiche UNESCO.
  • Carmelo Russo, coordinatore della ricerca sulle forme sacre. È ricercatore sulla diversità religiosa a Cape Town. Ha un dottorato di ricerca in Storia, Antropologia, Religione all’Università La Sapienza, e ha la licenza scientifica come ricercatore. Ha partecipato ad attività didattiche in corsi e seminari di Antropologia culturale e Storia delle religioni. È vicepresidente del comitato scientifico di Esquilino Chiama Roma. I suoi interessi di ricerca sono: migrazioni, religione, minoranze nello spazio pubblico, identità-politica e dinamiche religiose in contesti plurali.
  • Stefania Favorito, coordinatrice della ricerca in archeologia e sostenibilità ambientale. È laureata in Lettere con    curriculum archeologico e tesi sperimentale in preistoria. È Guida Turistica di Roma e Provincia. Ha collaborato con la Soprintendenza Archeologica di Roma come coordinatrice archeologica dei cantieri.

Gruppi di lavoro:

  • Alessio Sidoti, gruppo di lavoro su sviluppo locale e turismo culturale. Laureato in Pianificazione e Gestione dei Sistemi Turistici con una tesi triennale sul Cammino di Santiago e una tesi magistrale sul processo di rigenerazione di Bilbao. Interessato da sempre allo sviluppo territoriale, con una predisposizione allo sviluppo locale in modo sostenibile e focalizzato sul rafforzamento delle comunità, su questi temi ha scritto la tesi di dottorato.
    Esperienza nell’organizzazione di eventi, workshop e attività di formazione. Ha svolto attività di assistenza tecnica agli enti pubblici nell’ambito dei programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali, con specifico riferimento a progetti per l’organizzazione dell’offerta territoriale integrata e per la valorizzazione del turismo e dell’agroalimentare.
  • Carla Ottoni: gruppo di lavoro sulla Storia del Cinema. Laureata in Islam con una tesi sul cinema iraniano presso la Facoltà di Studi Orientali dell’Università La Sapienza, dal 2002 si occupa di organizzazione di eventi culturali. Ha collaborato con la rivista di fumetti indipendente ‘Krosene’, ha lavorato a festival cinematografici internazionali e ha curato l’organizzazione di eventi cinematografici sia in Italia che all’estero. Dal 2012 porta avanti il ​​progetto di cinema migrante KarawanFest insieme ad altri.
  • Giulia Papa: gruppo di lavoro sui progetti urbanistici.

1.3. Formazione

Il personale dell’Ecomuseo ha bisogno di formazione nella gestione, amministrazione e organizzazione di eventi.
La comunità locale è attivamente coinvolta nelle attività e nella formazione dell’ecomuseo, dall’individuazione delle risorse del patrimonio, alla salvaguardia delle stesse. Al fine di individuare i bisogni formativi della comunità, l’ecomuseo attiva un dialogo continuo tra ecomuseo e popolazione locale.

L’ecomuseo dispone di un’ampia offerta formativa, che può essere suddivisa in tre attività principali:

  • La Scuola del Patrimonio per operatori ecomuseali e la formazione delle comunità locali. I partecipanti alla Scuola sono invitati a creare un progetto di ricerca sul territorio, in seguito, lo staff dell’ecomuseo seleziona i tre progetti migliori che potranno essere concretamente realizzati con l’aiuto dell’ecomuseo, l’anno successivo alla vincita.
  • Proposte di progetti di ricerca (con ricercatori esterni).
  • Attività seminariali (su monumenti, arte pubblica e storia) che hanno diversi target di pubblico.
  • Attività didattico-formativa nelle scuole: (come l’“Ecomuseo dei ragazzi e delle ragazze”), auto-narrazione del territorio, mappe comunitarie scritte dai bambini. L’ecomuseo organizza anche visite con i bambini e collabora con le scuole superiori del territorio. Al termine dei percorsi formativi, i partecipanti creano le schede del patrimonio e organizzano una visita guidata sul territorio, diventando per un giorno ambasciatori territoriali.

I corsi dell’Ecomuseo sono volti a rafforzare le competenze negli ambiti della ricerca, dello storytelling e della valorizzazione dei beni culturali. L’ecomuseo forma nuovi facilitatori, tecnici dei servizi e ricercatori del territorio. Dopo ogni periodo di formazione, l’ecomuseo organizza con i partecipanti ai corsi, le Giornate di Restituzione al Territorio per presentare i risultati del lavoro svolto.

Claudio, presidente dell’ecomuseo, che è anche art director, si occupa della comunicazione e il prossimo anno assumerà una risorsa esclusivamente dedicata alla gestione di questo settore. È importante comunicare anche online, e la formazione online è vantaggiosa in una grande città come Roma, perché aggira il problema delle distanze. Comodo anche per gli anziani, che possono recarsi nei centri a loro dedicati e seguire i corsi, aiutati dagli operatori. L’ecomuseo ha sperimentato, durante la Pandemia, diverse attività online che hanno avuto successo e hanno permesso di aumentare il pubblico dell’ecomuseo, si è  pertanto deciso di continuare a proporle.

Alcuni esempi di formazione offerti dall’Ecomuseo

CORSI DESCRIZIONETARGET
MEMBRI DELL’ECOMUSEO (TEAM TECNICO)COMMUNITA’ LOCALE
Scuola del PatrimonioHa l'obiettivo di formare professionisti dell'ecomuseo. Uno degli obiettivi della Scuola è la proposta “dal basso” di progetti di ricerca che verranno poi realizzati sul territorio dell’ecomuseo.X
SeminariSui monumenti, l'arte pubblica e la storia.X
Formazione con le scuoleAuto-narrazione del territorio, mappe comunitarie scritte dai ragazzi, visite organizzate dagli stessi.X
L’ecomuseo dei bambini e delle bambineIl percorso proposto è funzionale a far emergere un nuovo significativo rapporto tra i destinatari del progetto (bambini nella fascia di età 5-11) e il territorio in cui risiedono e/o in cui frequentano la scuola.
Questa pratica inizia dal riconoscimento di un significato specifico dei luoghi che, a partire dal valore culturale stabilito, diventa un valore culturale personale, emotivo e immaginario. In questo modo si costruisce una geografia emozionale e lo spazio, da attraversare, aumentando così il senso di appartenenza, ma anche la capacità di saperlo reinventare.
X
Corsi di lingue
(Casa Scalabrini)
A Casa Scalabrini vengono organizzati diversi corsi, sia per le persone ospitate, sia per la comunità locale.X
Corsi di sartoria
(Casa Scalabrini)
A Casa Scalabrini vengono organizzati diversi corsi, sia per le persone ospitate, sia per la comunità locale.X
Scuola guida
(Casa Scalabrini)
In Casa Scalabrini vengono organizzati diversi corsi, sia per le persone ospitate, sia per la comunità locale.X

Alcuni esempi di bisogni formativi individuati

AREA /CAMPO DESCRIZIONE MODO DI FORMAZIONE (VIRTUALE / IN LOCO / LABORATORI / ECCETERA.) TARGET
MEMBRI DELL’ECOMUSEO (TEAM TECNICO)COMMUNITA’ LOCALE
ManagementLa gestione è utile per svolgere tutte le attività dell'ecomuseo, ottimizzando fondi e risorse.Virtuale / in presenzaX
AmministrazioneÈ necessario trovare nuove modalità di finanziamento per avere un flusso di cassa continuo per la gestione di progetti e attività ecomuseali.Virtuale / in presenzaX
Organizzazione di eventiImparare a organizzare gli eventi in modo professionale può aiutare l'ecomuseo ad avere più visitatori e ad utilizzare le risorse in modo migliore.Virtuale / in presenzaX

2. Galleria

3. Finanziamenti e Risorse

Tipo di entità
Associazione
Proprietà
Pubblico
Status ufficiale
Ecomuseo di interesse regionale
Bilancio annuale
56.460,08 € (2019)

L’ecomuseo ha tre modalità principali di finanziamento, così distribuite:

  • Entrate fisse ( 25% dei finanziamenti): contributo libero, sia online che offline. I partecipanti al termine di un tour possono dare un contributo libero. C’è anche un salvadanaio online su PayPal, dove l’ecomuseo può ricevere donazioni.
  • Contributi privato (25% dei finanziamenti): da fondazioni, centri di ricerca, sponsor che vogliono investire nel settore culturale.
  • Partecipazione a bandi pubblici (50% dei finanziamenti).

Per quanto riguarda modalità innovative di finanziamento, l’ecomuseo ha sperimentato la raccolta fondi e il crowdfunding; tuttavia, questi metodi non si sono rivelati utili perché l’ecomuseo non dispone delle risorse umane sufficienti per gestire questa tipologia di raccoltà fondi.

Dal 2021, l’ecomuseo è iscritto al programma 2×1000, un finanziamento solidale che i contribuenti possono destinare a un’associazione culturale all’atto della redazione della dichiarazione dei redditi individuale (chi paga l’IRPEF può devolvere una parte dell’imposta ad associazioni che svolgono attività culturali). Questo tipo di finanziamento sarà utile per avere un flusso di cassa continuo; tuttavia, non è ancora possibile valutarne l’impatto.

L’ecomuseo ha una gestione complicata,  tutti i progetti sono  “a debito”, senza disporre delle risorse finanziarie necessarie. Per quanto riguarda i bandi ed i progetti avviati, solitamente vi è un’anticipazione di finanziamento da parte dell’ecomuseo, oppure vi è l’attesa di sovvenzioni a fondo perduto -. 

Normalmente è l’ecomuseo che anticipa i fondi con prestiti bancari o finanziamenti personali. La scarsità di liquidità comporta spesso una congestione per il pagamento del personale: si da priorità di retribuzione ai collaboratori dell’ecomuseo, mentre i coordinatori sono gli ultimi a percepire lo stipendio. Tuttavia, non sempre è possibile pagare le persone in tempi ragionevoli, mentre invece, con un flusso di cassa continuo, la pianificazione potrebbe essere gestita in modo migliore. Tutte le persone che lavorano per l’ecomuseo sono pagate, per contrastare la precarietà del lavoro e valorizzare le competenze; i tirocinanti universitari sono invece premiati con crediti ECTS (European Credit Transfer System Credits).

4. Partecipazione Sociale e Comunitaria

L’ecomuseo organizza ogni mese 12 attività con adulti, scuole e ricercatori, con una partecipazione di circa 250-300 visitatori. Le attività principali sono:

  • Progetti di valorizzazione Opere d’arte pubbliche – con la Comunità di Cura locale;
  • Il progetto di fondazione di un museo scolastico (in collaborazione con il terzo settore);
  • Un progetto futuro è la Musealizzazione di un quartiere a Bari.

Claudio Gnessi, presidente dell’ecomuseo racconta:

“La comunità locale è coinvolta nelle attività a due livelli: come audience, e in tutti i percorsi del patrimonio; quando viene individuato un bene patrimoniale, la comunità partecipa alle esplorazioni urbane per verificare che  il bene individuato sia considerato di rilevanza condivisa da tutti. 

Questo coinvolgimento è caratterizzato da una metodologia e da azioni specifiche.

Per quanto riguarda la metodologia, il comitato scientifico svolge ricerche patrimoniali e produce risultati, schede di risorse e corsi di fruizione che vengono vagliati dalla comunità per la verifica. Le azioni specifiche sono le esplorazioni (normalmente tre esplorazioni urbane per ogni bene individuato) e i seminari. Questo rapporto è duplice, perché la comunità locale può valutare la proposta o segnalare l’inclusione di un elemento del patrimonio  materiale o immateriale (pratica sociale, dialetto locale, opera d’arte, monumento) al comitato scientifico che lo analizza e successivamente organizza esplorazioni affinché esso venga valutato dal resto della comunità.

L’ecomuseo si estende su una superficie molto vasta. e vi è una comunità attiva in ogni territorio. Inoltre, esistono le Communità di Cura che hanno una sede legale, portano avanti progetti pilota e contribuiscono al passaparola con altri membri della comunità per espandere il bacino di utenza.  I partecipanti alle attività dell’Ecomuseo vengono monitorati a seguito della prenotazione“. 

L’Ecomuseo Casilino significa “inclusione”, e in merito all’ubicazione dell’ecomuseo Claudio aggiunge:

«L’ecomuseo ha deciso di non avere una sede, perché rifiutiamo il modello museale, e gli uffici sono sparsi sul territorio. Ogni Community of Care ha una sede legale, che è anche il centro di interpretazione tematica dell’ecomuseo. In contrada Torpignattara c’è la segreteria; Casa Scalabrini ospita attività di formazione, è il polo di ricerca sui fenomeni migratori e sarà anche sede del futuro Museo delle Migrazioni; Villa Gordiani ha il tema della memoria, sia con il sindacato locale, sia con gli anziani del quartiere. La comunità gestisce la sede in autonomia. Il più grande centro di interpretazione è il territorio che rappresenta l’interpretazione e la conservazione. Contiene lo spazio espositivo, lo spazio di ricerca e lo spazio didattico. L’obiettivo è inserire il patrimonio nella fisicità del territorio, con la delocalizzazione dei centri di interpretazione. Protocollo d’intesa con le istituzioni locali e culturali, con la realizzazione di reti di spazi culturali; in questo modo viene coinvolta la popolazione locale. In questo modo si rafforza l’identità locale».

L’ecomuseo ha diversi punti di riferimento in ogni distretto, utili anche per i riferimenti della comunità locale. Claudio spiega:

“Poiché l’ecomuseo non ha una sede fissa, la sede delle attività viene scelta di volta in volta in un luogo idoneo. È un ecomuseo che contiene molti musei.

Ad esempio, abbiamo organizzato una galleria  fotograffica capillare in vari esercizi commerciali. Abbiamo anche cartelli culturali (con QR Code) in vari luoghi dei quartieri, utili sia per la comunità locale, sia per i visitatori. L’Ecomuseo Casilino ritiene che la strada sia il miglior centro espositivo; per esempio, in memoria del nazifascismo scegliamo le pietre d’inciampo.

L’Ecomuseo incoraggia e promuove l’arte pubblica, come i murales. I graffiti curati dall’ecomuseo sono restauri artistici, legati alla cultura locale e alla restituzione della memoria. La comunità lè attivamente coinvolta in questo processo, scegliendo il luogo, il tema, e l’artista, dell’opera , che interpreta  le tematiche con il suo stile, e la sua estetica. L’artista  può far parte della Communità di Cura, oppure  viene cercato dall’ecomuseo  fra  gli artisti locali interessato a partecipare alle attività. L’ecomuseo lavora sia con artisti che si firmano (murales contemporanei), sia con writers. L’Ecomuseo sta spingendo  per la creazione di muri liberi per swriter anonimi che possono organizzare jam mentre creano i graffiti. Tuttavia, il comune non ha ancora accettato i writers, anche se servirebbero muri liberi intorno al quartiere, sui quali gli artisti  potrebbero esprimersi in un concorso collettivo.

Ogni attività che si fa è un discorso sul territorio che restituisce i risultati della ricerca, un esempio sono i : “Murales sulla memoria” nel quartiere Centocelle”.

L’ecomuseo ha organizzato diversi tipi di progetti: di valorizzazione, di arte pubblica con la comunità locale, un progetto per la fondazione di un Museo Scolastico in collaborazione con il terzo settore, e una musealizzazione del distretto di Bari.

4.1. Popolazione locale

Numero di abitanti del territorio/località in cui si trova l'ecomuseo
170.000

Modalità di partecipazione

Sono stati promossi processi di coinvolgimento della popolazione sulla costruzione condivisa dell’Ecomuseo:

  • L’Ecomuseo per l’infanzia, progetto per la conoscenza del territorio realizzato in tre scuole medie del Comune di Roma V;
  • L’Ecomuseo dei ragazzi e delle ragazze, progetto di censimento e mappatura dei beni culturali dal punto di vista degli studenti delle scuole primarie del Comune di Roma V;
  • Le Giornate del Territorio, ciclo annuale di incontri per il ritorno della ricerca ecomuseale, networking con le realtà territoriali, incontro con le istituzioni, gli enti e le realtà locali;
  • La Scuola Popolare di Tor Pignattara (ora Scuola del Patrimonio), finalizzata alla formazione di nuove figure professionali del settore in ambiti quali la pianificazione europea, i rapporti con le istituzioni, il turismo sostenibile, l’urbanistica partecipata;
  • EcomuseoLAB, laboratori partecipativi a cui hanno preso parte oltre 400 cittadini, finalizzati alla progettazione condivisa dello spazio urbano (i più grandi sono stati quelli per il ridisegno dell’ex Cinema Impero e per la progettazione dell’area Casilino);
  • Il patrimonio quotidiano, un ciclo di incontri presso centri anziani, spazi associativi, sedi di partito, sedi sindacali, parrocchie, centri di aggregazione giovanile e centri profughi per raccontare e illustrare il patrimonio culturale dei luoghi.
  • Progetti di ricerca integrati, attività finalizzate allo studio del territorio nelle diverse articolazioni patrimoniali.

4.2. Ambiente sociale

Forme di coinvolgimento

La metodologia dell’ecomuseo ha fissato un duplice modello di coinvolgimento delle persone nelle sue attività.
Queste ultime sono organizzate e promosse sul sito e sulla pagina social dell’ecomuseo.
L’Ecomuseo Casilino organizza due tour alla settimana, dieci al mese.
Le attività sono promosse attraverso diversi canali:

  • attraverso il contatto diretto con i partecipanti al tour;
  • mediante i social media;
  • Con una mailing list.

L’ecomuseo raccoglie i dati dei partecipanti a seguito delle iscrizioni ai tour, in modo da raccogliere gli indirizzi email; ad oggi la mailing list ha 1500 iscritti.

L’ecomuseo organizza diverse tipologie di tour, sempre guidati dalla popolazione locale:

  • Tour legati a progetti di partenariato con università estere e romane;
  • Tour con le scuole, presentati da ragazzi e ragazze formati per diventare guide turistiche.
  • Percorsi di restituzione territoriale, alla scoperta del patrimonio locale.
  • Tour per il pubblico esterno. Ad esempio, l’ecomuseo ha organizzato un itinerario per la Società Italiana di Antropologia. La visita guidata alla contrada Tor Pignattara ha coinvolto 80 persone, con una degustazione di prodotti locali presso il locale Mercato dei Contadini.

Ogni mese vengono organizzati 15 tour, con 30 partecipanti ciascuno, e 450 visite mensili.
I tour sono gratuiti per garantire una cultura accessibile; i partecipanti possono fare un’offerta o una donazione (anche con pagamenti online) al termine delle attività. Gli enti che collaborano con l’ecomuseo pagano gli operatori che organizzano i tour attraverso finanziamenti privati ​​e pubblici.
Si è deciso di offrire tour gratuiti per abbassare la curva di accesso alla cultura, in quanto l’ecomuseo ha sede in un quartiere non molto ricco.

4.3. Sito web analisi

Tipe di interventi possibili dal sito web

Solo informazioni Possibilità di suggerire azioni Reclami o complimenti Acquisto dei biglietti Accesso aperto o in fase di registrazione
X
X
X
X

Tipi di suggerimenti disponibili

Proporre l'oggettomuseale ives Sulle questioni di finanziamento Informazioni sulla pianificazione museale Sull'accessibilità
Gli obiettivi dell'ecomuseo sono ben descritti nella pagina del sito e nelle pagine dei social media.
Una sezione di crowdfunding o di donazioni può essere utile per gli utenti del sito che desiderano contribuire al finanziamento dell'ecomuseo.
Il sito è ben organizzato e suddiviso in diversi argomenti.

Qualità del feedback

Viene inviato il messaggio di ricezione La proposta è discussa a livello di gestione museale I risultati della discussione vengono inviati
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Il sito dell’ecomuseo è di facile utilizzo ed è ben suddiviso in diverse sezioni: itinerari, quartieri e partecipazione. Il website è suddiviso per argomenti in modo chiaro, in modo che l’utente possa navigare e trovare le informazioni necessarie in modo rapido. Gli utenti hanno la possibilità di registrarsi al sito e dare contributi sulla mappa di comunità georeferenziata online, aggiungendo elementi di patrimonio sul territorio dell’ecomuseo; ogni elemento può essere descritto e una volta registrato è presente un backend dove l’utente può scrivere un articolo con foto. Accanto al modulo di registrazione c’è un video-tutorial utile e ben spiegato per aiutare gli utenti nell’operazione.

Anche il coinvolgimento degli utenti è incoraggiato, come si può vedere nell’immagine 4. I visitatori con interessi diversi possono scegliere come contattare l’ecomuseo, quindi il pubblico è già diviso per argomenti quando scrive all’ecomuseo. Il sito web è ricco di materiale interattivo, come: foto, video e mappe; inoltre, disponde di una sezione chiara per la partecipazione, un box (come mostrato nell’immagine 4) che ha un invito all’azione per lasciare un commento, dividendo gli utenti fra cittadini, organizzazioni, ricercatori, istituzioni e scuole, in modo da differenziare le diverse tipologie di pubblico.

5. Innovazione e Ricerca

L’Ecomuseo Casilino ad Duas Lauros interpreta il concetto di ecomuseo in maniera molto rigorosa, e quindi non allestisce un polo espositivo per il patrimonio, ma intende valorizzare quest’ultimo nel luogo in situ. Per questo motivo sono disponibili visite guidate, esplorazioni urbane e attività di trekking prenotabili via email. In alternativa, la visita al patrimonio locale (monumenti, musei di street art, parchi e ville) è gratuita ed eventualmente fruibile online, grazie alla dei percorsi messa a disposizione dall’Ecomuseo, accessibile tramite smartphone. Nella zona di Tor Pignattara e Centocelle sono inoltre presenti targhe che illustrano il patrimonio locale creato dalla Rete d’Impresa dei due distretti. I contenuti dei cartelli del quartiere Tor Pignattara sono stati curati dall’Ecomuseo Casilino ad Duas Lauros e consentono di collegarsi alla piattaforma del percorso tramite QR code.

L’ecomuseo ha diverse modalità di innovazione tecnologica. Innanzitutto, l’ecomuseo lavora con la tecnologia dei codici QR, sia con pannelli esplicativi intorno al quartiere, sia durante i tour organizzati. In questo modo, le persone possono avere un’informazione approfondita dei luoghi visitati. Dopo la Pandemia, l’ecomuseo ha implementato diverse attività online, che hanno ampliato il pubblico dell’ecomuseo.

Un altro progetto innovativo è l’App (applicazione) dell’ecomuseo, uno strumento in più che consente di accedere alla conoscenza del patrimonio culturale del territorio. Nell’App si possono scoprire storie, monumenti, strade, ricordi, culture e molto altro.
La narrazione del territorio è costruita insieme ai cittadini, agli enti di tutela, ai ricercatori, e alle scuole. Le schede di patrimonio e i percorsi sono presenti sul sito del censimento partecipativo (percorsi dell’ecomuseo), nonché sull’App, dove saranno disponibili le risorse e i percorsi proposti dai cittadini, attraverso il sistema della raccolta collettiva. L’applicazione è un progetto in itinere che necessita del contributo di tutti, e può essere scaricato in modo semplice dal sito ufficiale, AppStore o GooglePlay.

L’ecomuseo ha rapporti con il mondo accademico; alcuni membri dello staff dell’ecomuseo sono ricercatori con competenze in diversi campi e temi. Paper e articoli scientifici sono scritti in collaborazione con docenti e personale dell’ecomuseo.
Uno degli ultimi progetti dell’ecomuseo è stato il Bilancio di Sostenibilità, redatto con la collaborazione di una ricercatrice esterna; questo report verrà redatto annualmente.

L’ecomuseo, a livello territoriale si organizza con le Comunità di Cura, che sono coinvolte nei progetti proposti. In ogni distretto sono presenti degli ambasciatori (punti di riferimento attivi sul territorio che hanno contatti con la comunità locale), che collaborano con l’ecomuseo per sviluppare diverse attività. Solitamente l’ecomuseo contatta un’ambasciatore del distretto per verificarne l’interesse di collaborazione ad un progetto, e se si riceve una risposta positiva, si  inizia la collaborazione.

L’ecomuseo non ha una sede ma possiede diversi punti di riferimento in ogni distretto. Attualmente ha due centri di interpretazione:

  • all’interno del centro Casa Scalabrini 634 (in via Casilina 634, Roma) è una struttura che promuove la cultura dell’incontro, dell’accoglienza e dell’integrazione tra rifugiati, migranti e comunità locale attraverso il dialogo e le relazioni; Casa Scalabrini sarà anche la sede del Museo della Migrazione, dove verrà dipinto un grande murales dedicato alle diverse nazionalità del quartiere. In Casa Scalabrini vengono organizzati numerosi corsi di formazione.
  • all’interno della sede SPI-CGIL di viale Irpinia 70, un sindacato dei pensionati in cui è attivo lo sportello della memoria,  è in fase di ultimazione il centro di interpretazione presso la sede del Comitato Distrettuale di Tor Pignattara e sarà dedicato alla progettazione comunitaria.

Entrambi i centri sono visitabili secondo gli orari disponibili sul sito dell’Ecomuseo.
L’ecomuseo collabora con molte associazioni locali. Una di queste è l’Associazione Centrocelle, che ha l’obiettivo di promuovere il patrimonio territoriale nel quartiere di Centocelle, valorizzando l’identità locale. L’associazione ha pubblicato un libro: “Centocelle melting pot” che raccoglie le diverse prospettive degli immigrati sul quartiere e gli abitanti del quartiere;  la pubblicazione è in inglese e italiano e offre uno sguardo diverso sul quartiere di Centocelle.

6. Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs)

Numero di SDG su cui l'ecomuseo sta lavorando (SDG)
13
SDG preferenziali (SDG)
11 Sustainable cities and communities

Progetti/azioni relativi agli SDG

PROGETTI / AZIONIBREVE DESCRIZIONESDGIMPATTI
Composizione del gruppo dirigenteIl gruppo dirigente è formato da 4 donne e 2 uomini, con differenti orientamenti sessuali, nel rispetto di tutti i generi.5Il team è ben bilanciata tra donne e uomini
Inserimento di membri di seconda generazione nel gruppo di ricercaCoinvolgere i membri della seconda generazione nel gruppo di ricerca per avere culture e religioni diverse e altre prospettive che arricchiscano le visioni dell'ecomuseo.10Inclusività e scambi culturali
Ecomuseo senza emissioni di carbonioL'ecomuseo promuove attività con mobilità alternativa (biciclette, trenino elettrico, tour a piedi).7, 13 Le persone sono incoraggiate a utilizzare la mobilità lenta
PaperlessL'ecomuseo non utilizza materiale cartaceo, fatta eccezione per alcuni volumi di pubblicazioni. Le riviste scientifiche digitali sono preferite. La comunicazione è online. 9Meno produzione di rifiuti
Aumentare le aree verdi per la popolazione attraverso l'urbanisticaIn particolare, tutela e promozione del comprensorio archeologico di Ad Duas Lauros. La stessa zona è collegata alla mobilità ciclabile e pedonale. Nessun inquinamento grazie alla mobilità lenta.11, 3, 13 Più aree verdi a disposizione dei residenti; vengono promosse attività all'aria aperta.
Ripristino di aree verdi per la realizzazione dell'agricoltura urbana; piantagione di alberiL'ecomuseo promuove il ripristino delle aree verdi per la realizzazione dell'agricoltura urbana. Le aree avevano vocazione agricola, e questo è anche un modo per salvaguardare l'identità e la memoria del territorio. Progettazione di orti sociali nell'area archeologica di Ad Duas Lauros. Più di 1000 piantagioni di alberi nel quartiere, che supportano i comitati locali con la comunicazione e le azioni.15, 2, 12, 11Le persone sono incoraggiate a utilizzare gli spazi pubblici in modo più sano (giardinaggio, andare in bicicletta...)
Azioni educative con le scuoleLotta alla povertà educativa nelle scuole. Aggiungere valore all'istruzione dove c'è abbandono scolastico precoce, e nessuna istruzione di qualità, perché il territorio è interculturale e bisognoso. Lezioni di promozione del patrimonio per programmi ministeriali integrati. Atti di convenzione con le principali scuole del territorio. 4Gli studenti hanno più opportunità nell'istruzione e iniziano a sviluppare il senso di appartenenza
Progettazione sostenibileL'ecomuseo opera nell'ambito della valorizzazione culturale e della progettazione della sostenibilità territoriale. L'ecomuseo include la sostenibilità in tutti i progetti realizzati.3La sostenibilità è un valore e un obiettivo in tutte le attività
Sostenibilità e promozione culturale; promozione dell'economia alternativaRecuperare e identificare il patrimonio.1Rafforza il senso di appartenenza al territorio
Attività gratuite per tutta la comunitàIl patrimonio è per tutti, è un bene comune e l'ecomuseo promuove attività gratuite per la comunità locale.10Accessibilità culturale

L’undicesimo OSS è il più importante ed è la sintesi di tutte le azioni dell’ecomuseo.
La sostenibilità è monitorata con un report integrato, compilato ogni 2 anni grazie alla collaborazione con la professoressa Nadia Cipullo, ricercatrice esterna. Nella prima fase della redazione della relazione sono stati definiti i diversi capitali (sociale, economico, ecc.) dell’ecomuseo. Successivamente, ogni capitale è stato analizzato in relazione agli impatti degli OSS, secondo l’International Integrated Reporting Framework – (IIRC, 2013).
I contributi culturali sugli OSS sono:

  • la rigenerazione urbana e lo sviluppo della comunità (OSS: 6, 11, 12, 13);
  • Sviluppo culturale e istruzione (OSS 4);
  • Sviluppo economico e innovazione (OSS 8, 9);
  • Inclusione (OSS 10);
  • Sviluppo e relazioni locali (OSS 15,17).

Il Capitale Naturale ha un impatto positivo sugli obiettivi: 13, 15, 12 e 11. L’ecomuseo sostiene infatti la forestazione urbana, è paperless, promuove la mobilità sostenibile (come il trenino giallo) e ha un Piano generale di allestimento verde.
Il Capitale Economico ha contribuito agli Obiettivi 1, 8, 9,  grazie a diverse azioni dell’ecomuseo, ad esempio i compensi per ogni lavoro svolto, la comunicazione digitale, gli investimenti sul territorio (pannelli, gradini, app, formazione operatori locali, donazioni).
Il Capitale Umano ha impatti positivi sull’Obiettivo 5, in quanto gli operatori e il personale dell’ecomuseo sono formati per l’80% da donne e per il 20% da uomini.
Il Capitale Intellettuale e Organizzativo ha impatti positivi sugli OSS 4,9, 11, grazie alla ricerca, alle lezioni nelle scuole, alla creazione di Comunità di Cura, e alle pubblicazioni.
Il Capitale Sociale e Relazionale hanno un impatto positivo sull’Obiettivo 5. L’ecomuseo crea posti di lavoro sul territorio, è inserito nella rete nazionale degli ecomusei, ha molti followers sia online, sia offline.

7. COVID-19

La Pandemia è stata un’occasione per valutare azioni e direzioni dell’ecomuseo.
Grazie alla struttura capillare dell’ecomuseo, che ha saputo adeguare e modificare le attività da svolgere in fase di costituzione, durante la Pandemia le attività ed il fatturato sono stati raddoppiati.
L’ecomuseo è stato in qualche modo preparato alla situazione di emergenza, in quanto tutte le attività di divulgazione e catalogazione erano già paperless.
Durante il lockdown sono stati organizzati 6 tour virtuali su Zoom e tramite Facebook direct; alcuni tour sono stati organizzati con Google Art, e sono stati strutturati come presentazioni georeferenziate: in ogni luogo della mappa è stata esplosa una presentazione per raccontare il luogo.
Inoltre, durante queste attività sono stati raccolti alcuni dati: 600 iscritti, 2mila persone live e 400 persone per tour. La Pandemia ha anche aumentato i servizi forniti, grazie alle donazioni, e ai  bandi vinti. Infatti, grazie alle attività online, il pubblico e le donazioni sono raddoppiate.

L’ecomuseo ha anche organizzato seminari e formazione online per adulti e bambini. Le attività online sono state utili per la maggior parte delle persone fragili.
Ad esempio, gli anziani, che hanno difficoltà ad uscire di casa, e sono preziosi per la memoria del territorio, hanno potuto seguire le attività online presso l’associazione anziani. Un’altra categoria fragile, che ha avuto vantaggi, sono state le donne di religione islamica, che hanno potuto superare le barriere culturali, seguendo le attività online senza esporsi, oltre a migliorare le proprie competenze linguistiche e la conoscenza del patrimonio culturale.  Prima della Pandemia, gli immigrati adulti non erano molto coinvolti nelle attività, a meno che fossero svolte nei loro luoghi simbolici, come ad esempio le moschee. Le seconde generazioni di immigrati sono invece sempre state più partecipative,  grazie alle attività educative con le scuole.
Le attività online sono state un successo e sono continuate anche dopo il lockdown; per l’ecomuseo è stata una grande opportunità per ampliare il pubblico della comunità locale.

Autori

Lisa Pigozzi, Nunzia Borrelli, Raul dal Santo, Silvia Dossena, Lucia Vignati

Coordinatori Scientifici

Leandro França, Barbara Kazior, Óscar Navajas, Manuel Parodi-Álvarez, Lisa Pigozzi, Raul dal Santo, Julio Seoane, Maristela Simão